Alessandro Agostinelli

Il primo viaggio
Un pomeriggio d’estate, avevo 15 anni, telefonai a casa della ragazzina che mi piaceva. Mi dissero che era andata dai nonni a Pienza. Ero solo: mio padre e mia madre erano a lavoro. Preparai uno zaino, lasciai un biglietto ai miei e presi un treno, e poi un autobus e andai da lei.
Fu una specie di fuga che durò quattro giorni. Durante il tragitto mi appassionò tutto quello che vedevo dai finestrini e cominciai a pensare più al cammino che mi si stava aprendo davanti agli occhi e della meraviglia di viaggiare da solo che alla méta. In autobus prendevo appunti su un taccuino di viaggio, scrivevo quello che vedevo dal finestrino, copiavo nomi dei luoghi, disegnavo alcuni oggetti (monumenti, alberi, case, ecc.) che mi colpivano lungo la strada; era il mio taccuino di viaggio, ma ancora non sapevo che fosse proprio quella cosa lì.

Il viaggio più avvincente
Ricorderò sempre un viaggio solitario alle Hawaii. Un periodo di totale sospensione dal quotidiano, nel quale non potevo smettere di scrivere il mio diario di viaggio. È stata la più profonda esperienza di conoscenza del mio modo di viaggiare, che poi ho confrontato nei libri di altri viaggiatori. Non posso dimenticare nemmeno la giungla del Costa Rica e il rapporto con la natura. Come resta indelebile nella mia memoria, tra le tante visite a Berlino, quella tra il 1989 e il 1990, quando andai a spaccare il Muro e a passare quell’ultimo dell’anno sotto la Porta di Brandeburgo. Ultimo: New York solo una settimana dopo l’11 settembre 2001. Una visita terrificante.

La città o il luogo preferiti

I left my heart in San Francisco, come dice la canzone di Tony Bennet. Sì, San Francisco è la città che preferisco, per la sua storia, per la conformazione morfologica, per la gente. Ci sono stato varie volte, anche per lunghi periodi; lì ho ambientato il mio primo romanzo La vita secca, lì mi piacerebbe passare parte della mia vita da anziano. Ho vissuto, amo e frequento Venezia, perché rappresenta un senso di impossibile.

Il libro preferito
È una domanda pazza. Comunque, L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson, Madame Bovary di Gustave Flaubert e Fuga da Bisanzio di Josif Brodskij. Ma ci sono troppi libri. I libri, quelli che si leggono (più di quelli che si scrivono), sono come figli, ti piacciono tutti per motivi diversi.

Alessandro Agostinelli, scrittore e giornalista. Svolge attività di ricerca in cinema e di consulenza in comunicazione pubblica. È curatore editoriale. Ha lavorato a Radio 24 – Il Sole 24 Ore e a L’Unità. Scrive su Il Tirreno, Alias, Stilos. Ha fondato la rivista on-line www.alleo.it
È direttore del “Festival del Viaggio – Il Milione”. Tra i suoi libri il romanzo
La vita secca (2002), il saggio La Società del Giovanimento – Perché l’Occidente muore senza invecchiare (2004), Poesie della linea orange (2009).