Caterina Suggelli + Isabella Panero

Monna Lisa sepolta tra le spezie di Firenze



Chi potrebbe mai credere a un venditore di Kebap pakistano che raccontasse di avere Monna Lisa ai suoi piedi?!

Eppure, camminando per le vie di Firenze nello storico quartiere di San Lorenzo, proprio dietro alla Stazione di Santa Maria Novella, tra bancarelle del mercato e neonate botteghe di immigrati provenienti da ogni dove, ci si imbatte in un luogo di contrasti così insolito che la nostra attenzione viene totalmente catturata.

Scivolando lungo via Guelfa, tra le vetrine che raccontano la nuova mescolanza etnica che sta colorando anche il capoluogo toscano, tra il vecchio ciabattino fiorentino e il negozio di spezie orientali, si scopre un enorme edificio abbandonato che niente di attraente mostra ai turisti affamati d’arte italica, ma Firenze è anche questo: finestroni murati di fresco, il portone in ferro di un cantiere edile come ingresso, il tetto di un triste ondulato verde, e una fila di alte finestre rotte da cui si vede la luce del cielo.

Lì accanto, il nostro venditore di Kebap pakistano che stuzzica il palato di fiorentini bianchi e colorati: Alì è arrivato a Firenze dieci anni fa, e dopo un periodo di adattamento, si è stabilito in questo quartiere, dove oggi vive e lavora. Dal suo negozio passano avventori di tutte le etnie: prevalentemente asiatici e africani, ma anche molti italiani, sia lavoratori che studenti, ma lamenta che arrivano ben pochi turisti perché quella zona è un po’ lasciata andare, non è propriamente turistica pur trovandosi nel centro storico.

E in effetti, osservare il complesso architettonico del Sant’Orsola proprio davanti alle tipiche facciate storiche in stile fiorentino lascia sicuramente impressionati: pare incredibile trovare una struttura tanto decadente proprio nel centro storico della città del Rinascimento!

Una volta varcata la soglia, però, il fascino della storia che trasuda dalle sue pareti fa dimenticare per un attimo anche l’incuria umana.

Il Sant’Orsola era un piccolo convento femminile, fondato nel 1309 dall’ordine benedettino. Agli inizi dell’Ottocento, esaurita la sua funzione religiosa, l’edificio ebbe molte altre utilizzazioni: divenne prima una manifattura di tabacchi, poi un ricovero per gli sfrattati, e infine accolse alcune aule dell’Università di Firenze, prima di essere completamente abbandonato a se stesso negli anni ’80 del Novecento, quando venne acquisito dal Demanio per crearvi una caserma della Guardia di Finanza, mai portata a termine.

Fortunatamente tutto si trasforma e tutto convive: la Firenze dei fiorentini con quella degli immigrati, la bella città dei turisti con quella decadente del Sant’Orsola.

E allora, se tutto si trasforma e convive, non stupisce troppo che davvero Monna Lisa, la donna più famosa di tutti i tempi, non sia solo quella del Louvre di Parigi, non si trovi soltanto nella effige iconografica del più famoso quadro del mondo, ma che possa essere riscoperta proprio nella cripta del complesso di Sant’Orsola.

Infatti, inseguendo il fascino intrigante dell’indagine investigativa, una equipe di professionisti, storici, scienziati e tecnici sta cercando le spoglie di Monna Lisa Gherardini, nobildonna fiorentina, che molti esperti ritengono la modella del ritratto di Leonardo da Vinci.

La ricerca avviene con sistemi tecnologici all’avanguardia, come i geo-radar che scandagliano il terreno in maniera non invasiva, le scansioni 3D e altri metodi multidisciplinari;ma, sorprendentemente, proprio in nome della multidisciplinarietà a tutto campo, la Gioconda la cerca anche un anziano rabdomante che con il suo bastoncino a “V” si muove sicuro tra autorità, scienziati, fotografi e giornalisti.

Finalmente, nel luglio del 2010 la Provincia di Firenze ha presentato un progetto di recupero per il Sant’Orsola teso a rivalorizzare non solo il complesso architettonico, ma anche l’intero quartiere, attraverso la creazione di spazi aperti ad un uso polivalente, per i residenti di San Lorenzo, per i cittadini e per tutti i curiosi .

Il Sant’Orsola del futuro si disegna come uno spazio pubblico da destinare a esposizioni, laboratori di arti e mestieri, servizi e iniziative socio-culturali. Il progetto prevede inoltre un presidio di pubblica sicurezza per il quartiere e un omaggio architettonico dedicato all’autore di Pinocchio, Carlo Lorenzini detto Collodi, nato proprio in queste strade.

Uscendo dallo scheletro del vecchio convento, intrappolato tra passato e futuro, è curiosa la sensazione da cui si è pervasi ritrovandosi  nuovamente tra quella strade del centro storico che raccontano la città che cambia, tra quelle antiche mura impregnate di antiche storie fiorentine e che oggi ospitano nuove storie multietniche ancora da scrivere.

Chissà se verrà veramente ritrovato il sorriso più enigmatico del mondo, e soprattutto chissà quanto altro fascino attrattivo acquisirà Firenze, già capitale mondiale dell’arte e della cultura, se davvero sotto ai piedi del nostro barbiere pakistano fosse sepolta Lisa Gherardini di Giocondo, detta Monna Lisa.

Allora, il nostro pensiero guarda al futuro immaginando che il centro storico e popolare di Firenze sappia rigenerarsi dalla sua storia lontana nel tempo, accogliendo e valorizzando altre storie lontane nei luoghi.

Caterina Suggelli & Isabella Panero

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In collaborazione con Life Beyond Tourism® Photoblog