Il primo viaggio
Da ragazzino, mio padre, che era un ingegnere navale, mi portava in Africa, su queste navi che ovviamente non erano come quelle moderne. Tali viaggi erano scanditi da ritmi umani e naturali, pranzo, cena, alba, tramonto e sono queste le immagini che ho ancora negli occhi.
Il viaggio più avvincente
Per me il viaggio non è il semplice spostamento, ma vuol dire allontanarsi dalla routine quotidiana, dai telefoni, dal tran tran, come mi succede ad esempio nei viaggi intercontinentali.
La città o il luogo preferiti
Per lavoro ho sempre viaggiato moltissimo, ho fatto qualcosa come venti traslochi. Sono genovese, ho fatto le scuole a Genova e poi mi sono spostato a Roma per l’università. Da lì, ho vissuto quindici anni a Pittsburgh, città orrenda, piena di acciaierie e quindi d’inquinamento, ma era il centro mondiale per la ricerca medica e per i trapianti. Poi cinque anni a Philadelphia, tre a Palermo – dove ho fatto i primi cento trapianti -, insomma non sono mai riuscito a sentirmi parte di una città. Tuttavia, la città che probabilmente sento più mia è Philadelphia.
Il libro preferito
Adoro le biografie, perciò rispondo senza alcun dubbio Annibale (che tra l’altro ha come sottotitolo Un viaggio, ndr), un testo sul grande condottiero africano. E ciò che più mi affascina di questo personaggio,vittorioso in molte battaglie, è sicuramente la sua capacità di studiare i comportamenti del nemico, oltre che la strategia bellica.