Rumore di passi, ghiaia sotto le suole, polvere bianca che si solleva. Strade di campagna, sentieri in mezzo a boschi, ponti, su fiumi, canali, ruscelli. Chiese, pievi, abbazie, croci, immagini sacre incastonate nelle case. Il paesaggio scorre ai lati, lento, gli uccelli cantano, l’aria inizia ad essere tiepida. È il momento migliore per mettersi in viaggio o anche solo per camminare, scegliere il percorso che ci porterà più vicini a quello che vogliamo raggiungere.
Non si viaggia mai solo per andare da qualche parte, si viaggia per avvicinarsi a noi stessi. Lo sanno bene i pellegrini che da millenni si incontrano lungo la Via Francigena, il Cammino di Santiago o tutte le altre vie sacre che ancora oggi si lasciano percorrere assolvendo al loro antico compito.
Ho il privilegio di vivere lungo la Francigena, spesso incontro pellegrini di ogni nazione con i loro bastoni, gli zaini, i carichi di una vita, a volte scambiamo due parole, altre camminiamo a fianco per un po’, altre ancora ci salutiamo con un sorriso. Credo che la magia e la bellezza stia proprio nel riconoscere che si possa camminare a fianco e nel silenzio fare un pezzo di strada insieme sotto lo stesso cielo.
Prendersi del tempo per fare anche solo un pezzo della Via Francigena è sempre un’esperienza che ci arricchisce. Certo poterla fare tutta sarebbe l’ideale e in molti riescono, ma anche solo sceglierne un tratto e lasciarsi avvolgere dal suo fascino solo per qualche giorno lascerà dentro di noi un bellissimo ricordo.
Per me che amo la storia, che subisco la fascinazione dei luoghi sacri, che amo leggere i messaggi scritti sulla pietra, sarebbe impossibile non prendere in considerazione di poter trasformare tutto questo in narrazione. Così almeno una parte della mia produzione letteraria (Il segreto dei custodi della fede e Il mistero delle antiche rotte entrambi usciti per Cairo Editore) affrontano il tema del viaggio, lo svelamento di misteri che abbiamo sotto gli occhi, di una storia che ci appartiene e che rischiamo di non essere più in grado di leggere se perdiamo la capacità di decodificare i segni che ce la raccontano.
La Via Francigena per esempio è costellata di simboli lungo tutto il suo tragitto uno su tutti il labirinto. Pensiamo al bassorilievo che possiamo ammirare all’ingresso del duomo di Lucca o quello che troviamo a Pontremoli o le tante pavimentazioni, musive o meno che lo riproducono.
Non tutti sanno che il labirinto, chiamato anche “chemin à Jerusalem”, costituiva un sostitutivo del pellegrinaggio vero e proprio come quello sul pavimento della cattedrale di Chartres che i fedeli percorrevano in ginocchio con un rosario al collo o a piedi scalzi per chiedere le indulgenze.
Chissà se chi cammina oggi sulla Francigena lo fa per chiedere qualcosa, per incontrare qualcuno, per conoscere nuove persone o vedere altri posti. Chissà se vorrà conoscere la storia dei borghi, i segreti che certi luoghi custodiscono o andrà come me alla ricerca della lingua segreta dove i tanti simboli di cui è punteggiata altro non sono che le lettere.
[testo per Società Italiana dei Viaggiatori – uso per portale Toscana Promozione Turistica]